Molte persone iniziano un diario alimentare con le migliori intenzioni, convinte che tracciare ogni singolo boccone sia la chiave per prendere consapevolezza delle proprie abitudini. E all'inizio, effettivamente, può essere illuminante - se non addirittura scioccante.
Ci si ritrova a scrivere liste interminabili: il caffè con i biscotti della colazione, gli spuntini rubati tra una riunione e l'altra, il pranzo abbondante, la merenda del pomeriggio, gli stuzzichini prima di cena... È in questi primi momenti che realizziamo quanto realmente mangiamo durante una giornata.
Ma c'è un problema di fondo con questo approccio così meticoloso: non è sostenibile nel lungo termine. Con il passare dei giorni, la motivazione iniziale svanisce. Annotare ogni singolo alimento diventa un peso, un compito tedioso che rimandiamo sempre più spesso. Ci ritroviamo a fine giornata a cercare di ricordare tutto quello che abbiamo mangiato, perdendo precisione e, soprattutto, il senso dell'esercizio stesso.
La verità è che questo tipo di monitoraggio ossessivo spesso fallisce perché si concentra sul "quanto" invece del "perché". Non è la quantità di cibo che dovremmo tracciare, ma le motivazioni che ci spingono a mangiare in un certo modo.
Un approccio più efficace? Trasformare il diario alimentare in un diario emotivo del cibo. Invece di elencare minuziosamente ogni alimento, proviamo a riflettere e annotare come ci sentiamo quando mangiamo. Siamo stressati e cerchiamo conforto nel cioccolato? Abbiamo scelto un'insalata per pranzo e ci siamo sentiti energici tutto il pomeriggio? È questo tipo di consapevolezza che può portare a cambiamenti duraturi.
Il consiglio è quindi quello di creare un diario personalizzato e flessibile. Se volete, potete includere anche quello che mangiate, ma non dev'essere un obbligo quotidiano. L'importante è concentrarsi sulle emozioni e le motivazioni che guidano le vostre scelte alimentari. Alcune domande utili da porsi potrebbero essere:
- Come mi sento prima di mangiare?
- Sto mangiando per fame o per altre ragioni?
- Come mi sento dopo aver mangiato questo cibo?
Questo approccio più gentile e consapevole ci permette di sviluppare una comprensione più profonda del nostro rapporto con il cibo, senza cadere nella trappola del controllo ossessivo. Ricordiamoci che l'obiettivo non è giudicarci, ma capirci meglio.
La vera chiave per un cambiamento duraturo nelle nostre abitudini alimentari non sta nei numeri o nelle liste, ma nella comprensione di noi stessi e del nostro rapporto con il cibo. Solo così possiamo sviluppare abitudini alimentari più sane e sostenibili nel lungo termine.
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